Ho già raccontato, mi sembra, della mia passione per i saggi.
Sono, infatti, tra quelle centinaia di migliaia di persone che ama sapere come funzionano le cose, come sono nate, perchè sono diventate come sono.
Tra i libri che voglio condividere e consigliare, ci sono tre libri che negli ultimi anni mi hanno appassionato.
Questi libri sono di diverso stampo e di diversa datazione e di diverso stampo, ma perché la voglia di conoscere, almeno per me, non si ferma a un solo settore.
Fonte: http://www.feltrinellieditore.it |
Andando in ordine cronologico (per lettura) è il conosciutissimo Il pianeta degli Slum di Mike Davis (Edizioni Serie Bianca Feltrinelli).
Un classico per gli studiosi (e non) della situazione delle baraccopoli.
Il libro parla della situazione sociale e ambientale di questi posti fatiscenti dove abitano un’infinità di persone.
Parla delle dinamiche e dei costi che comporta anche l’avere un loculo in uno di quei posti.
Devis fa una panoramica estremamente attenta ed esplicativa che è bene leggere per aprire la mente.
Un professore di sviluppo urbano la cui filosofia servirebbe in Italia, visto i progetti di certi professori universitari.
Sicuramente apre la mente su come si può vivere. La cosa buona è che toglie il romanticismo che qualcuno vuole inculcare sulle Favelas. Perché possiamo chiamarle come vogliamo: Favelas, Slum, Baraccopoli... ma sono sempre i posti dove i poveri e i disgraziati del mondo riescono a trovare una casa nelle grandi città.
Fonte: http://www.feltrinellieditore.it |
Il secondo libro che mi sento di consigliare è sicuramente la Storia dei porti – declino e rinascita delle città portuali di Pierre Gras (edizioni Odoya).
La televisione vuole costringerci a pensare che il porto sia come lo era più di un secolo fa… ma non è così. Chiunque abiti in una città-porto vede da una parte il legame profondo tra questi due binomi, ma dall'altro sente l'alienazione tra le due anime della città. Quest'alienazione però ha un'origine ben precisa: ha una storia e una motivazione.
Lo shock della distanza tra città e porto è abissale ed è dato dalla trasformazione della tecnologia che si fa sempre più veloce e irriducibile.
Ha avuto inizio alla fine dell’ottocento, per quel che riguarda i trasporti navali, e non si è ancora fermata.
Quello che nel settore viene chiamato “gigantismo navale” nasce dopo la seconda guerra mondiale, con il cambiamento della tecnologia e la nascita delle petroliere e delle navi porta container.
Il libro racconta molto bene, in modo semplice, chiaro e sintetico, cosa è successo nei maggiori porti del mondo (soprattutto europei) durante la seconda guerra mondiale e di cosa è successo dopo, nella ricostruzione e nelle scelte dei Paesi.
Ho letto con particolare piacere il resoconto di Genova e come la città ha reagito durante la seconda guerra mondiale. Perché senza enfasi né denigrazione l’autore (francese) ammette che i porti che hanno subito il minor numero di distruzioni (così come le città) sono i paesi che la Resistenza ha fatto un grande lavoro per la libertà durante la guerra. E l’Italia è tra questi: se fossimo stati davvero tutti fascisti e tutti contenti, la nostra storia sarebbe diversa, le nostre città sarebbero diverse. Genova era unita, orgogliosa ed esausta.
Genova si è liberata da sola, quasi indenne. Perché gli alleati sono entrati solo perché i genovesi gliel’hanno fatto fare.
Gras parla, ovviamente, più del mondo che conosce, quello francese, ma lo fa con una mente fresca e non viziata delle “scuole d’architettura” come accadrebbe se avesse studiato l’argomento nel nostro Paese.
Un libro estremamente istruttivo.
Fonte: www.anobii.com/ |
Concludo con una nota diversa, ma comunque uguale. La città senza tempo. Storie di cimiteri, di Boris Akunin/Grigori Tchkhartichvili (edizioni Frassinelli).Un solo autore con due nomi. Conosciuto soprattutto per la saga noir Fandorin, questo genere è diverso.
Il primo è lo pseudonimo Grigori Tchkhartichvili usa per scrivere con un duplice intento.
B. Akunin, infatti è legato ai due mondi di Tchkhartichvili: russo laureato in filosofia e cultura orientale, l’autore sa che Akunin vuol dire in giapponese “uomo malvagio” e mettendo la “B” puntata davanti al cognome, c’è il rimando a Bakunin, rivoluzionario russo che è uno dei fondatori dell’anarchismo moderno.
Sembrerebbe strano inserire un libro del genere, se non fosse che non è solo un libro con dei racconti, ma anche un libro che descrive, narra e racconta la realtà di alcuni dei più importanti cimiteri del mondo.
Tshkartichvili con la passione dei cimiteri e delle storie che ci sono attorno. L’autore, col suo nome vero, racconta delle sue visite a sei dei più importanti cimiteri del mondo: il Donskoe di Mosca, l’Highgate di Londra, il Pere-Lachaise di Parigi, il cimitero straniero di Yokohama (quest’ultimo con un interessanti aneddoti che sanno di dejavu), il Green-Wood di New York, finendo con il cimitero ebraico di Gerusalemme.
Questi resoconti sono seguiti da altrettanti racconti ambientati proprio in questi cimiteri, con un’ambientazione per lo più soprannaturale (come in fondo ci si aspetta vista l’ambientazione) che gli amanti del genere ghost non possono non apprezzare. I racconti, come i resoconti, sono infatti scritti molto bene e sono una piacevole lettura.
Il tutto è un esempio di come si può avere splendide suggestioni su ogni cosa e che serve conoscere per raccontare qualcosa di bello.
Il grande difetto per i poveracci come me? Il prezzo di copertina: è di diciassette euro, nonostante non sia di molte pagine.
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