Dopo aver pubblicato un nuovo capitolo di Annoiati Pericolosi, ho voluto cominciare una nuova divagazione sul mondo online.
Oggi parlerò (anche se forse usare verbi come parlare e scrivere è un po' arduo) di Nickname.
Perché? Perché è il soprannome che ognuno di noi usa online.
Oggi parlerò (anche se forse usare verbi come parlare e scrivere è un po' arduo) di Nickname.
Perché? Perché è il soprannome che ognuno di noi usa online.
Anche il mio, quello con cui scrivo su questo blog, è un nickname... E intendo quello da cui deriva FraDeMi... Questo perché, contrariamente alle persone che si dicono normali (cosa che per me non sono), non amo rivelare la mia identità, soprattutto quando si parla di condividere le mie passioni.
Questo non è dato da nessuna motivazione psico-infantile e neanche per paura di subire qualche forma di umiliazione (se subissi bullismo o maltrattamenti online, reagirei alla stessa maniera che nella mia vita reale), ma è proprio perché non voglio che nessuno sappia che sono io a scrivere.
Ma io ho una motivazione della coniazione del nome Franco De Michele: sono... come dire... una cosa di famiglia, ma la maggior parte di noi usa qualcosa che è più personale, più privato.
Un tempo erano solo dei nomi scelti per necessità, dovevano essere per lo più credibili.
Nel mondo letterario esistono numerosi autori che per un motivo o per un altro hanno celato la propria identità al mondo per poter avere rispetto e considerazione.
Una delle autrici che mi viene in mente fu Mary Anne Evans, conosciuta come Giorge Elliot, autrice che, visto lo stile di vita che ora non sembrerebbe così scandaloso, dovette usare uno pseudonimo per poter essere presa in considerazione nel mondo letterario. Quando si svelò al mondo come autrice, dovette faticare ancora molto per essere accettata.
Con l'arrivo dell'era digitale, però, l'utilizzo degli pseudonimi è diventato sia più spregiudicato che più legittimo: spesso online ci si apre più di quanto si dovrebbe e l'anonimato nel nickname permette di essere se stessi, ma soprattutto non subire ripercussioni anche nella nostra identità ufficiale.
Forse è per quello che si usano per lo più nomi fantasiosi.
Così si può diventare Figli della Luna, Cantastorie, Fiori Selvatici, Fate Parlanti, Spiriti Irrequieti, fino a diventare parenti con i nostri personaggi preferiti e tipi di frutta.
Trovo sempre molto interessante vedere cosa viene scelto come nome fittizio: lo trovo estremamente rassicurante, anche se è un nome che parla di morte, che non è mai vera assenza di vita.
Una mia amica, ad esempio, usa da anni lo pseudonimo online Fragolalidia, pseudonimo che ogni tanto credo senta parecchio pesante, fors'anche perché ormai è un'adolescente, ma non riesce a separarsene. Con quel nick è entrata in forum, ha aperto blog, giocato online, ha litigato e vissuto nel mondo virtuale per tanto tempo. Il suo nick nasceva da due elementi più che ovvi:
- Le fragole, perché ne andava matta, ma col tempo ne era diventata allergica;
- Lidia, nome usato, a suo dire, da alcuni poeti latini per celare il nome della donna amata.
In tutto ciò ho sempre pensato che volesse essere la velenosa donna amata in segreto, in verità so che era solo perché il vero nome veniva nascosto (pur risultando credibile) e in quel periodo era davvero in fissa per le fragoline di bosco. Sicuramente il suo vero nome era ben celato e le fragole... davano un non so che di leggero al tutto. A suo tempo, credo che non avrebbe mai pensato che quell'identità fittizia diventasse così preponderante nella sua vita, e invece... invece.
E la stessa cosa succede anche agli altri?
Che poi... è mia convinzione che J.K.Rowling abbia voluto imitare J.B.Fletcher.
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